Oramai è un dato di fatto: le storie di successo piacciono a tutti, fanno sognare e rappresentano spesso un modello cui guardare per migliorarsi e crescere. Ed è in questo senso che, oggi, grandi aziende dei più svariati settori si trasformano non solo in modelli di business da emulare, ma anche in veri trend setter, icone di stile che fanno parlare di sé anche da parte dei non addetti ai lavori.
Quanti articoli e post abbiamo letto su Googleplex, quartier generale di Google, con i suoi ambienti a misura d’uomo, i colori sgargianti e persino reti elastiche su cui i dipendenti possono “rimbalzare” in pausa pranzo, nell’intento di sfogare lo stress lavorativo?
Quanti di noi hanno sognato di lavorare per Coca Cola o per Technogym, con i suoi spazi innovativi e la palestra aziendale?
Aziende come quelle citate, supportate da architetti di grido, hanno cambiato il modo di pensare agli spazi lavorativi, mettendo in discussione le “vecchie” scrivanie, oltre all’approccio della comunità al lavoro stesso, introducendo concetti di benessere e comfort.
Questo, ovviamente, è estremamente importante per noi perché comprendiamo bene quanto il giusto impulso al cambiamento possa incrementare l’innovazione e con essa anche il business, soprattutto in un settore maturo come quello del mobile per ufficio.
Tuttavia, da imprenditori sempre in prima linea nell’intento di migliorare e crescere, sappiamo capire quando l’estremizzazione di determinate idee o la foga di perseguire obiettivi di innovazione a tutti i costi possono condurre a scelte sbagliate o, quantomeno, poco coerenti con la realtà.
Lo spunto per affrontare l’argomento ce lo ha fornito La Repubblica che con l’articolo “Lavorare senza scrivania: così sarà l’ufficio del futuro” ha deciso di accendere i riflettori sulla nuova sede della banca BNL a Roma, e sul nuovo modo di concepire il lavoro in ufficio.
Il titolo ha subito un certo impatto, anche noi non abbiamo resistito al suo richiamo e abbiamo deciso di approfondire, capendo subito che spesso il sensazionalismo giornalistico conduce fuori strada. La nuova sede bancaria, infatti, ha ancora a propria disposizione scrivanie e piani di lavoro, ma ha rimodellato il modo di impiegarli, sposando un concetto di intercambiabilità in base al quale gli operatori, ogni giorno, sono invitati a trovare il proprio spazio senza più una stazione fissa e personale.
Gli architetti e i progettisti ingaggiati dal colosso finanziario hanno disposto una quotidiana transumanza di massa dei dipendenti, che ogni mattina si reinventano e riadattano ad una nuova postazione, ad un nuovo piano di lavoro ad un nuovo “compagno di banco”.
Ebbene, se da un lato siamo molto favorevoli alla dinamicità degli spazi e siamo i principali sostenitori, ad esempio, del lavoro in piedi e più in generale del benessere in ufficio, dall’altra ci fa sorridere immaginare lo sciame impazzito e un po’ disorientato che al mattino, con gli occhi ancora semichiusi, deve farsi largo in ufficio per accaparrarsi una scrivania, trascinandosi dietro computer, valigetta, fogli di lavoro e pure la foto della fidanzata o del gatto, foto che, fino a poco prima, campeggiava inamovibile sulla stessa superficie e ora è sballottata da una stanza all’altra senza requie: vita dura per i lavoratori e i creativi del futuro!
Provocazioni a parte, riconosciamo il valore di determinati progetti di innovazione e ricerca e guardiamo sempre con curiosità ed interesse gli sviluppi dei grandi studi di architettura, ma riteniamo che, per fare business, sia indispensabile avere sempre a fuoco il proprio target di clientela ed il tessuto del proprio mercato di riferimento.
In un’Italia composta al 90% da piccole e medie imprese con una forza lavoro che spesso si attesta sotto i 15 dipendenti, il modello BNL o i tappeti elastici di Google appaiono come una forzatura inutile ed onerosa che difficilmente porterebbe effettivi benefici, all’azienda in primis, ma anche agli stessi lavoratori.
In contesti più piccoli, la scrivania è innegabilmente il fulcro dello spazio lavorativo individuale, nonché una sorta di punto di riferimento e di aggregazione, pertanto siamo certi che, al di fuori dell’Olimpo delle grandi aziende di comunicazione o dei colossi bancari, questo elemento di arredo per l’ufficio abbia ancora una vita lunga e prospera e che per essa la “pensione” sia ancora un miraggio lontano.
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